Ho incontrato per la prima volta Renato Gatto
agli inizi degli anni Novanta all’Ospedale Civile Santi
Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria, dove svolgeva
con grande professionalità i suoi ruoli di Primario
in Fisiatria e di docente presso la Scuola di Specializzazione
in Medicina Fisica e Riabilitazione dell’Università
degli Studi di Torino, sotto la Direzione del Prof. Crova.
La sua materia di insegnamento era la Medicina Manuale. Tutti
noi giovani discenti specializzandi eravamo positivamente
impressionati dalla passione e dalla convinzione della sua
docenza che si traducevano, al termine delle lezioni, in esami
non banali e dal risultato niente affatto scontato. Alcuni
concetti erano inderogabili e non discutibili e andavano esposti
con la stessa enfasi e precisione, esattamente così
come erano stati insegnati. Ho avuto la fortuna di ascoltare
le stesse convinte dissertazioni in molte altre occasioni:
al Corso di Medicina Manuale organizzato dal Prof. Caruso
al Policlinico Militare Celio di Roma nel 1997, durante le
lezioni del Corso di Perfezionamento all’Università
degli Studi di Siena (Prof. Bocchi) agli inizi del secondo
millennio, e poi ancora a “La Sapienza” Università
di Roma, durante il Master Universitario del Prof. Santilli
intitolato “Medicina Manuale, Tecniche Posturali e Tecniche
Infiltrative” e, più di recente, durante i numerosi
Corsi Simfer teorico-pratici in Medicina Manuale a Roma. In
ogni occasione ho assistito a epici, ma sempre garbati, confronti
scientifici con i suoi più cari amici e compagni di
studi, in particolare Pierangelo Astegiano, Guido Brugnoni
ed Ennio Spadini, con i quali per numerosi anni ha condiviso
la passione per lo studio della Medicina Manuale. Raramente
ho visto Renato Gatto recedere da una sua convinzione scientifica,
soprattutto se aderente all’insegnamento di Robert Maigne.
Oggi ritrovo l’essenza del pensiero del dr. Gatto e
della sua ormai ultradecennale esperienza clinica, riassunta
in questo testo. Mi permetto di commentarne alcune parti.
Innanzitutto, l’autore esprime il suo
personale punto di vista sul meccanismo di azione della manipolazione.
Condivido solo parzialmente i concetti espressi su questa
controversa questione, ma apprezzo con sorpresa il tentativo
di trovare una spiegazione neurofisiologica che superi il
mero concetto meccanicistico. Di questo gli sarebbe stato
certamente riconoscente il suo grande compagno di viaggio
Pierangelo Astegiano.
Suggerisco quindi di soffermarsi con cura
sulle due nuove tecniche manipolative originali mai descritte
prima del dr. Gatto. Mi riferisco alla tecnica “costo-vertebrale”
e alla tecnica “sacroiliaca” che ho avuto modo
di somministrare con successo durante la mia esperienza clinica.
Le ho apprese frequentando le più recenti lezioni pratiche
di Renato Gatto. Sono stato fortunato perché effettivamente
sono molto utili e tecnicamente semplici.
Particolarmente interessante è il
capitolo dedicato alla Sindrome delle Zone Transizionali Associate.
Un vero cavallo di battaglia dell’autore
che riporta con precisione le sue interessanti ipotesi patogenetiche
e le confronta con alcune altre, parimenti interessanti, proposte
da Guido Brugnoni e Maria Luisa Tenaglia.
Una consistente parte del libro è
riservata alla descrizione delle Disfunzioni Dolorose Articolari
Minori. Fu Renato Gatto a proporre con successo, a Robert
Maigne, l’acronimo DDAM. In questo capitolo vengono
descritte tutte le principali tecniche periferiche, alcune
delle quali davvero molto utili durante l’esperienza
clinico-pratica in ambulatorio.
Ma il frutto della lunga esperienza clinica
del dr. Gatto, su migliaia di pazienti, è raccolto
nel capitolo finale del lavoro e nell’appendice. Si
tratta dei preziosissimi consigli ai pazienti che possiamo
e dobbiamo “rubare” a piene mani all’autore.
Di questa condivisione siamo enormemente grati.
Vorrei infine sottolineare la moderna e ricercata
iconografia che pervade dall’inizio alla fine il testo
e che lo distingue nettamente dai precedenti, già pubblicati
sull’argomento da altri autori.
La ricchezza delle immagini conferma lo sforzo
editoriale e la ricerca del risultato estetico.
Attualmente Renato Gatto, in Italia, è
la Medicina Manuale. La rappresenta in ogni sua parte con
convinzione di idee durante le riunioni societarie, con profonda
cultura in occasione delle sessioni congressuali e con trasparente
passione quando insegna ai suoi studenti gli atti manipolativi.
Tutti gli amanti della disciplina, ma proprio
tutti, riconoscono in lui un impareggiabile “esteta
della manipolazione”, sempre teso alla ricerca di grande
eleganza, e precisione quasi chirurgica, nel gesto manipolativo.
Ricorda davvero molto da vicino i grandi maestri francesi
dell’Hôtel-Dieu di Parigi. Non a caso, e con orgoglio,
il dr. Gatto si considera allievo del Prof. Robert Maigne,
ma il suo vero maestro di vita è stato René
Waghemacker che conobbe nel 1973 durante l’esperienza
all’Università di Parigi – VI Facoltà
di Medicina. Condivise immediatamente con lui l’amore
per l’allegria, la buona compagnia e la convivialità
a tavola, magari di fronte ad un eccellente bicchiere di vino
bianco bevuto rigorosamente prima della mezzanotte. Forse
è anche per questo se oggi Renato fa della costante
ricerca della comodità e della condivisione il suo
stile di vita, ed è considerato da tutti i colleghi
un uomo simpatico, gioviale e generoso. Direi anche buono,
a patto di non volergli far cambiare idea sull’efficacia
della Medicina Manuale.
Dott. Carlo
Mariconda
Direttore Struttura Complessa
Recupero e Rieducazione Funzionale
HUMANITAS GRADENIGO
PRESIDIO SANITARIO